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  Tributo In Ricordo dell’Amico Fulvio Magi

                          “ Prima Penna” del Rugby Spezzino

………..  Fulvio era amico dello Spezia Rugby UN EROICO tentativo di far attecchire la disciplina del rugby in riva al Golfo dei Poeti vi era stato nel 1950 ma dopo un paio di stagioni lo Spezia Rugby si sciolse. Nel 1994, dopo oltre quaranta anni di oblio il rugby si riaffacciava nel panorama sportivo spezzino, veniva infatti rifondata quella società da un giovanissimo Giacomo Gatti affiancato da un gruppo di amici tra i quali il sottoscritto, tutti entusiasti e amanti della palla ovale. Fin dall’inizio della sua avventura lo Spezia Rugby ha trovato in Fulvio Magi un amico, un grande amico. Egli infatti per quasi venti anni ha documentato con i suoi articoli il percorso sportivo della società che oggi presiedo. Settimana dopo settimana, stagione dopo stagione, anno dopo anno, è stata la “prima penna” del rugby spezzino. In questi giorni, parlando con alcuni dirigenti del club mi sono ritrovato a fare una considerazione: tra i primi giornalisti sportivi a scrivere dello Spezia Rugby troviamo il compianto Rino Capellazzi, altri colleghi di altre testate giornalistiche si sono nel tempo alternati nel compito di scrivere di noi, ma è stato Fulvio Magi, da vero sportivo, ad appassionarsi alle vicende sportive del nostro club e i suoi articoli hanno senz’altro efficacemente contribuito a dare dignità e visibilità al nostro sport, facendolo conoscere e crescere. Nei primi anni di vita del club, passavo nella redazione de ‘La Nazione’  per portargli ‘la velina’ della gara disputata la domenica precedente. La velina era cartacea e conteneva i dati e un mio resoconto lungo come una quaresima, un ‘guazzabuglio’ che di giornalistico non aveva nulla, ma che lui trasformava con pazienza e sapienza in un articolo che io non vedevo l’ora di poter leggere nella cronaca sportiva del giornale. Andare in redazione era anche l’occasione per passare un po’ di tempo con lui mai troppo in verità perché lui era sempre ‘al pezzo’ e indaffaratissimo e fare quattro chiacchiere. Non parlavamo solo di rugby, ma anche di altre discipline sportive o di questioni riguardanti il mondo dello sport locale come la cronica inadeguatezza di alcuni impianti sportivi cittadini, della mancanza di attenzione alla necessità dello sport, specie quello dilettantistico, da parte di alcuni politici troppo presenzialistici o ‘troppo legati a questo o a quello’  o poco concludenti o inadatti ai loro compiti. Sono tante le cose che ci siamo detti in confidenza, tanti gli argomenti discussi, a volte eravamo d’accordo, a volte no, ma le sue confidenze le ho sempre tenute per me, come si fa tra veri amici. Col tempo dalle veline scritte su carta siamo passati ai dischetti, alle chiavette, quindi abbiamo iniziato a vederci con meno frequenza per colpa delle mail con i relativi allegati, che potevo inviargli direttamente e più comodamente da casa. Era comunque sempre un piacere passare a trovare Fulvio, che sempre mi accoglieva con grande simpatia e cordialità, mai scocciato o sgarbato se lo disturbavi mentre lavorava, mai frettoloso nel salutarti per congedarsi da te. Il più delle volte quando arrivavo in redazione, lo trovavo seduto alla scrivania intento a lavorare, allora gentilmente richiamavo la sua attenzione appoggiando una mano sulla sua spalla: <<Ciao Fulvio posso disturbarti? >>, Lui si girava e rispondeva, anche se era chiaramente impegnatissimo, << Oh Beppe, ciao, un secondo e sono da te >>. Ed era veramente un secondo, giusto il tempo di pigiare il tasto “salva” sulla tastiera del computer, dopo di che, mi concedeva tutta la sua attenzione. È stata una bella persona, mancherà a me e a tutto il rugby.

Giuseppe Sturlese